LA CUCINA SANA E CREATIVA

Il cibo così preparato diventa vero nutrimento per il corpo, per il cuore e per il pensiero

Conosco veramente ciò che mangio?  e mi interessa veramente sapere da dove arriva il mio cibo? come viene coltivato, l’essere della pianta stessa in questo caso, chi e come viene raccolto e lavorato? 

E ancora… chi prepara i piatti che gustiamo, che siano fatti dalla nostra mamma o presi surgelati in supermercato? Ci siamo mai chiesti quali pensieri, emozioni, volontà hanno motivato quelle mani che ci permettono di degustare il nostro cibo oggi?

Quale ruolo ricopre chi cucina in questo alchemico processo di trasformazione ed esaltazione del potenziale di energia presente nell’alimento e che riceve dalla Madre Terra e dalle forze cosmiche della Luce? 

Ma non meno importante, come mi relaziono col mio cibo? a cosa penso o quali emozioni mi guidano quando mangio? sono presente in questo così importante e oserei dire “sacro” atto di mangiare?

Che cosa significa alimentarsi?

La capacità di pensare, di prendere decisioni e di dare una direzione alla propria vita, sembra sia una facoltà che appartiene solo all’essere umano. Può pure scegliere, più o meno consapevolmente, cosa e come mangiare.

Tutto questo lo pone in una posizione sovrana rispetto agli altri regni della natura, ma nonostante questa apparente superiorità, ha bisogno di mangiare e non p sopravvivere senza cibo e senza acqua.

Ne ha bisogno per mantenersi in vita, per recuperare dagli alimenti quei nutrienti essenziali per produrre l’energia indispensabile per respirare e quindi introdurre ossigeno nel sangue, farlo circolare nelle arterie e nelle vene e, di conseguenza, per far battere il cuore. Il sangue porta il nutrimento necessario alle cellule del corpo comprese quelle del sistema nervoso centrale che regola tutte le attività dell’organismo, volontarie e involontarie, come l’attività dei muscoli senza i quali non sarebbe possibile il movimento.

Ma per produrre energia è necessario che i nutrienti assunti tramite l’alimentazione subiscano una serie di trasformazioni fisiche, chimiche e fisico-chimiche, attività metaboliche per lo più involontarie. In questo processo alimentare, funzioni diverse, si integrano armoniosamente per permettere all’organismo umano di nutrirsi.

 

Mangiando non mi nutro solo di alimenti che diventeranno parte della mia sostanza fisica e che, soprattutto, mi forniranno l’energia necessaria per vivere, ma faccio esperienza del mondo della natura che è fuori di me e di conseguenza anche con quelle forze che in natura sono responsabili della manifestazione materiale del cibo.

Cucinare per usare energia o per creare energia?

Prima di metterci ai fornelli abbiamo un’idea vagamente chiara di cosa vogliamo cucinare? Personalmente io no… Spesso ho improvvisato con quello che trovavo in cucina, o con veloci corse al negozio del paese, per ritrovarmi con un sacchettino pieno di alimenti di cui solo metà probabilmente mi sarebbero serviti. I risultati li possiamo immaginare: piccoli disastri gastronomici poco appetibili.

La frenesia di tutti i giorni, le mille cose da fare, il poco tempo, la stanchezza…sono solo alcune delle scuse che spesso ho usato per nascondere la mia debole volontà, nel senso che non ho voluto trovare del tempo da dedicare alla programmazione dei pasti. E cosa dire delle fantasiose giustificazioni ai vari disastri? come dare la colpa al forno poco efficiente e vecchio per nascondere uno stato d’animo non in equilibrio e concentrato sulla cucina, ma disturbato da ansie e pensieri che mi portano lontano da quello che sto facendo?

Se mi osservo profondamente, comprendo che dedicare del tempo a questa cosa mi costringe a fermarmi e a raccogliermi in silenzio per instaurare un intimo dialogo con me stessa, dove l’argomento principale è il cibo e il come cucinarlo per presentarlo alla mia famiglia o ai miei ospiti.

Chi cucina ricopre un ruolo importante nella trasformazione degli alimenti e imprime inevitabilmente nel piatto la propria personalità, il proprio stato d’animo e la personale capacità di relazionarsi con gli alimenti e con gli altri.

Il cuoco riceve i frutti del campo nelle loro forme originarie, armoniosamente predisposte dalla natura e le trasforma. Il chicco di grano diventa pasta o pane, quello di riso diventa risotto e quello di mais diventa polenta…Le forme originali, integre e di buona qualità, vengono distrutte, cotte e nuovamente ricreate e abbinate con le giuste verdure e le giuste fonti proteiche. Tutto questo permette di rendere il cibo idoneo per essere digerito.

Una buona digestione permette di trasformare il cibo in sostanze semplici e permette ai nutrienti liberati di essere assimilati a livello cellulare dove liberano energia. Da questa energia sottile di calore, il corpo fisico trae nuova vita e attraverso i processi metabolici e cellulari, crea nuova sostanza fisica.

L’azione del cuoco però non si limita solo a trasformare l’alimento rendendolo idoneo alla nutrizione umana, ma anche di dare forma a un pensiero individuale fatto nei confronti dello stesso. A seconda del suo pensiero, della sua abilità e della sua conoscenza dell’alimento, può creare piatti che stimolino l’appetito e l’interesse nell’invitato, oppure lo possono allontanare deluso dalla tavola.

Vista così, la faticosa incombenza di “far da mangiare” si trasforma in un processo creativo, dove con creatività intendo la capacità individuale di ogni persona di entrare in risonanza con il mondo esterno, un movimento in cui fantasia e intelletto si incontrano nella realizzazione di una forma.

In particolare la mia osservazione si rivolge ai sette cereali principali, piante che occupano una posizione importante e unica per lo sviluppo della consapevolezza umana e quindi della civiltà come oggi la conosciamo.

Un lungo cammino che è ancora all’inizio, sul profumato e gustoso sentiero della consapevolezza di ciò che mangio e di conseguenza di ciò che sono.

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