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L’Orzo, “midollo degli uomini”

L‘orzo promuove lo sviluppo di sentimenti sottili e sensibili… Stimola intensamente la percezione e la capacità di percezione. Rinforza le percezioni sensoriali. Questo effetto si prolunga fino agli occhi e rinforza la capacità visuale. L‘orzo rinforza il sentire sottile. Le forze eteriche di luce dell‘orzo hanno un effetto sul metabolismo e da questo sulla testa.” Heinz Grill

L’orzo (Hordeum Volgare) è un cereale antichissimo, deriva dalla specie selvatica (H. spontaneum) dalla quale si differenzia solo per una maggiore compattezza delle spighe. ll suo utilizzo, grazie a numerosi ritrovamenti, pare risalga al VII millennio a.C., sembra sia stato coltivato nell’area della storica Mezzaluna fertile, fino alle zone occidentali del fiume Yangtze in Cina.

Nell’antica Grecia l’orzo costituiva il cereale per eccellenza, consumato in particolare dai guerrieri per le sue qualità energetiche. Mentre nell’antico Egitto rientrava addirittura nei rituali dedicati al Dio Osiride.

Se sbirciamo tra i miti olimpici, in uno si narra come la dea Demetra, per la gioia di riavere la figlia Persefone con sé per buona parte dell’anno, regalò agli uomini l’orzo come gesto riparatore per i disastri da lei provocati e insegnò loro i metodi di coltivazione del cereale.

Con l’affermarsi del frumento e fino a tutto il Medioevo, l’orzo divenne il cereale da destinare alle classi più povere, rimanendo però importante per il foraggio degli animali e come rimedio officinale.

Ma che cosa contraddistingue questa pianta dalle altre specie di graminacee?

I campi coltivati ad orzo, all’inizio della maturazione, sono molto luminosi, quasi scintillanti e di un delicato color rame. A differenza dei campi di segale che si rivestono di tonalità purpuree e quelli di grano di riflessi dorati.

Osservando il campo si nota molto bene la dinamicità delle lunghe ariste, le più lunghe, in rapporto col chicco, di tutti i cereali.

I chicchi, perfettamente ovali e racchiusi fortemente in due involucri silicei (glume e glumelle) che vanno rimossi attraverso la decorticazione, sono ben ordinati in una spiga di mezza lunghezza. In piena maturità la pianta può superare il metro di altezza.

Grazie alla resistenza e alla forza di questa pianta, alla resa maggiore rispetto al frumento (è fra i cereali quello che ha il più breve tempo di vita vegetativa), al fatto che assicura un raccolto anche su terreni difficili, purché l’irradiazione solare sia presente e diretta, lo rende uno dei cereali più antichi coltivati dall’uomo.

Si adatta facilmente ad ambienti molto diversi e non soffre in condizioni climatiche di estrema siccità. Possiamo trovare coltivazioni di orzo fino a 4500 metri slm. e nelle zone settentrionali dell’Europa fino in Norvegia, quando le lunghe giornate d’estate offrono luce, calore e clima secco. 

Il tempo di vegetazione dell’orzo è il più breve fra tutti i cereali, circa 110 giorni,  permettendo così anche due raccolte annuali: una invernale e una estiva.

L’orzo in chicchi si trova in commercio in diverse forme: perlato, semi-integrale o decorticato e orzo mondo (integrale). Lo si può trovare anche sotto forma di fiocchi, in farina, in crema e sotto forma di malto, un dolcificante naturale che conserva molte delle proprietà di questo cereale oltre che componente essenziale della birra.

Come le ariste, nella loro dinamica, sono sensibili alla luce e proiettate verso l’esterno, così l’orzo nutre gli organi di senso nel loro compito di captare le impressioni che arrivano dal mondo.

La maturazione dell’orzo inizia con la formazione delle ariste. Dopo che il gambo ha raggiunto una certa altezza, sorge verticalmente dal suo centro un ciuffo di ariste, mentre la spiga è ancora nascosta e protetta nel gambo stesso.  

Le ariste, ricche di silice, in un certo senso sono come delle antenne sensibili che ci riportano al processo della silice, da un lato aperto verso l’esterno e dall’altro lato racchiuso e protetto.

L’essere umano ha bisogno di un simile processo che ritroviamo, per esempio, nella qualità e nelle caratteristiche della pelle. Aperta, sensibile alla luce e agli impulsi del mondo esterno ma, allo stesso tempo, concentrata, racchiusa e in protezione delle strutture fisiche sottostanti.

Anche gli organi di senso hanno bisogno di silice. I fenomeni percettivi che si creano grazie al sistema sensorio-nervoso, sono legati al silicio che contribuisce alla finezza delle impressioni sensoriali e a un affinamento del senso del gusto. La pelle stessa è un organo di percezione e non a caso viene definita “l’organo del silicio”.

Il silicio serve anche al rafforzamento della muscolatura e del tessuto connettivo, come pure alla funzione di sostegno dei dischi di collegamento della spina dorsale e dei legamenti delle articolazioni, alla formazione di una sana flora intestinale e a contrastare le malattie della pelle.

Gli zuccheri (amido, malto) dell’orzo rinforzano il fegato e lo sostengono nella sua attività metabolica, fortifica i convalescenti e i bambini ed è raccomandato in caso di pesanti sforzi fisici e spirituali.

Grazie alla presenza della mucillagine, l’orzo ha azione emolliente, utile in caso di catarri bronchiali e intestinali, ed è sfiammante a livello della mucosa di stomaco, polmoni e intestino.

La cosiddetta “Barley Water” o acqua di orzo, è un rimedio popolare utilizzato con successo in caso di raffreddori, influenza e in presenza di muco nelle urine.

Considerato dagli antichi greci “il midollo degli uomini”, lo ritenevano capace di stimolare le forze dell’agire e quindi cibo dei combattenti, ma anche cibo dei filosofi, perché attiva le forze della testa, in quanto contribuiva a mantenere una testa sveglia e sensi vigili.

Polpette con farina di orzo

400 gr di farina di orzo mondo o decorticato

600 ml di acqua frizzante fredda

1 cipolla rossa

Aromi: pepe in grano, origano, sale

Olio di girasole per soffriggere

Amalgamare la farina con l’acqua frizzante e lasciare riposare per minimo un’ora. SENZA SALE

Mescolare la pastella con tutti gli altri ingredienti.

Riscaldare un po’ di olio in una padella e formare, aiutandosi con un cucchiaio, delle polpette di forma ovoidale. Cuocere, a fuoco medio o basso, il primo lato con il coperchio, mentre il secondo lato senza coperchio.

Il momento giusto per rigirare la polpetta è quando tutta la superficie ha perso il colore bianco dell’impasto crudo, per ottenere un primo colore marrone.
La cottura ideale è quando la polpetta ha preso un bel colore dorato e l’interno si presenta ben cotto. Il fuoco tenuto medio-basso permette una cottura più in profondità e più sana.

Si accompagna bene a una salsa di senape, un’insalata di stagione e il cappuccio rosso cotto nella pentola con alloro, cipolla, chiodo di garofano, finocchio, noce moscata, cumino, condito con abbondante aceto di mele e semi di girasole tostati.