Gli Alberi: Guardiani del nostro Cammino
Domenica 23 aprile, è stata fatta una bella escursione sulle colline di Bassano del Grappa.
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Lungo tutto il tragitto il mio sguardo vagava curioso ed entusiasta, rapito da tutte le meraviglie incontrate.
Il percorso si sviluppava su terreno misto collinare, alternando tratti di strade asfaltate e intervallate da sentieri nel bosco. Lungo la via, abbiamo incontrato degli “Alberi Maestri” che hanno catturato particolarmente la mia attenzione…
Gli “Alberi Maestri” sono alberi considerati sacri soprattutto da antichi popoli come i Celti e dalla loro classe sacerdotale: i Druidi.
Il primo che abbiamo incontrato, è stato uno splendido Olmo in fiore.
L’olmo è un albero che si contraddistingue per la sua veloce crescita, due volte superiore a quella della Quercia. Il suo legno è ampiamente utilizzato soprattutto per costruire mezzi di trasporto e comunicazione come carri e carretti, ma anche ruote, navi, bare e tubazioni. Aspetti questi governati dall’energia del dio romano Mercurio o Hermes per i greci.
I Celti lo consideravano un Albero protettore e gli attribuivano un certo tipo di qualità quali: la forza, la resistenza, la grandezza e la generosità.
Il messaggio che porta in sé questa pianta, è quello di seguire la vocazione della propria vita. Ci aiuta ad esprimere la nostra grandezza con umiltà, senza lasciarci sopraffare dall’ego.
L’Energia Spirituale dell’Olmo, facilita l’ascolto dell’Universo, aiutandoci a comprendere lo scopo profondo della nostra vita e ad affidarci fiduciosi al destino.
Consente di riconoscere che la propria grandezza, sta nel seguire con umiltà il compito che ognuno è venuto a realizzare sulla Terra. Inoltre fa sentire il sostegno degli avi nel seguire la propria missione.
Essere consci di rimanere nutriti dagli Avi e di seguire la giusta strada, permette di immergersi nel Flusso dell’Infinita Energia Cosmica e di trovare così la forza per realizzare la propria peculiare mansione anche quando questa sembra troppo difficile…
Lasciato alle spalle il nostro amico Olmo, affacciato sulla Valle dalla quale si poteva scorgere la chiesetta di San Giorgio, abbiamo proseguito la nostra escursione…
Lungo la strada si è presentato a noi, un bellissimo albero di Noce. Nella sua maestosità se ne stava lì da solo ad ammirare il paesaggio…
Il Noce è uno dei più antichi alberi da frutto conosciuti e coltivati dall’uomo. È un albero maestoso, originario del continente asiatico, dalle pendici dell’Himalaya al Kirghizistan, è giunto fino a noi attraverso la Persia e la Grecia.
È uno degli alberi più longevi e misteriosi che abitano i nostri territori. Di natura solitaria, alla sua base non crescono nè germogli, né erbe. Ciò avviene perché le foglie contengono una sostanza tossica che rilasciano nel terreno una volta cadute, rendendo il suolo inabitabile per le altre piante.
Numerose leggende narrano infatti, che sotto la sua chioma Maestosa, si celebrassero, nelle notti del solstizio d’estate, i sabba delle streghe, credenza supportata anche dal fatto che stranamente, sotto e accanto a un noce, l’erba di solito fa fatica a crescere.
In effetti, il noce è un albero che non ama presenze estranee nel suo “spazio vitale” e per tenere lontano gli intrusi, si avvale di una sostanza tossica che prende il nome di “juglandina” inzuppando il terreno attorno e producendo intorno a sé il caratteristico cerchio magico che è alla base di tante superstizioni. Di fatto i vecchi contadini sconsigliavano vivamente, sia di dormire all’ombra del noce, che di farvi stazionare gli animali, per non sorbirne i miasmi velenosi.
Nella tradizione celtica ad esempio, per preparare un Elisir capace di guarire ogni male, le noci devono essere raccolte dalle donne nella notte di S. Giovanni, quando il mallo è ancora verde e messe subito in infusione nel vino.
Nella dottrina Alchemica delle segnature di Paracelso, la somiglianza tra la forma dei gherigli del frutto e quella degli emisferi cerebrali faceva sì che la noce fosse raccomandata come frutto terapeutico contro tutte le patologie del sistema nervoso centrale, ed è interessante notare come la Nutraceutica moderna riconosca alle noci, un benefico effetto proprio sulle funzioni cerebrali…
Ma la forma del gheriglio della noce, evoca anche quella dell’intestino che alcuni definiscono: “primo cervello“.
Questi due organi, intestino e cervello, così visivamente simili tra loro e sempre più collegati, sono entrambi produttori di serotonina e quindi capaci di influenzare la nostra psiche.
Alcune curiosità sulla pianta sul frutto del noce:
– in antichità c’era l’usanza di mangiare 3 noci prima di andare a dormire per favorire l’attività onirica;
– la Bibbia cita l’albero del noce, come albero escluso dal paradiso terrestre;
– secondo il Vangelo la croce su cui morì il Cristo era fatta con legno di noce.
Salutato questo meraviglioso albero, il percorso poi è ripreso fino all’Eremo di S. Bovo, per poi scendere giù fino alla chiesetta di S. Giorgio aperta quel giorno per la ricorrenza del Santo.
Lì abbiamo avuto la possibilità di ammirare degli antichi affreschi lungo le pareti, e di fare una sorta di “viaggio nel tempo” ascoltando alcune narrazioni dell’epoca.
La mattinata è trascorsa velocemente, tra il racconto di episodi storici e spettacoli della Natura.
Grazie di cuore per aver condiviso questa esperienza!
Elisabetta Savio Ben-essere in cammino
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